Sono davvero molte le modalità che lo Stato adotta per supportare i suoi cittadini e alcune di queste strategie sono proprio a favore di chi, per una ragione o per l’altra, non riesce a trovare un impiego oppure l’ha perso. Un tipico esempio di tutto ciò è rappresentato da quello che viene chiamato reddito di inclusione una risorsa da tenere in considerazione.
Questo sistema, però, ha sempre generato diverse controversie ed è proprio per questo motivo che le varie analisi effettuate a riguardo hanno dimostrato come lo stesso si sia dimostrato meno efficace di tutti gli altri interventi simili. Per lo stesso motivo però, risulta una delle tipologie più accessibili.
Naturalmente, come spesso succede, si stanno per verificare delle modifiche che potrebbero avere degli impatti molto significativi sul reddito di inclusione, motivo per cui è sempre importante conoscere a fondo questo argomento per far sì che lo stesso sia più semplice da comprendere. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul reddito di inclusione.
Reddito di inclusione: ecco di che cosa si tratta
Quando parliamo di reddito di inclusione facciamo riferimento ad una specie di agevolazione che lo Stato ha proposto al cittadino, in maniera da rimpiazzare quello che fino a qualche anno fa è sempre stato descritto come reddito di cittadinanza. Infatti questa nuova risorsa è entrata in vigore l’anno scorso e che ha come obiettivo quello di aiutare le persone che hanno perso un lavoro, ma non solo.
L’obiettivo del reddito di inclusione è proprio quello di far avviare al cittadino interessato un percorso che lo possa portare a trovare un nuovo impiego oppure a reinserirsi per far sì che le sue competenze in un determinato settore vengano a svilupparsi sempre più. Ovviamente non sono solamente i disoccupati a poterne beneficiare, ma tante altre persone che dovranno comunque rispettare alcuni requisiti.
In maniera molto sintetica e semplice possiamo quindi descrivere il reddito di inclusione come una specie di misura provvisoria che lo Stato va a concedere a tutti coloro che versano in condizioni economiche molto precarie e che rispondono attivamente alla presenza di alcuni requisiti. Questi non devono essere applicati solo alla persona che ne fa richiesta, ma anche a tutto il nucleo familiare.
Chi può richiedere il reddito di inclusione?
Come facilmente immaginabile, il reddito di inclusione non è destinato a tutti, ma solo a quelle persone che rispondono attivamente ai requisiti previsti da questa risorsa. A seconda della situazione infatti, potranno richiederlo sia le persone italiane che europee in possesso di residenza stabile in Italia da almeno 5 anni consecutivi. Verrà poi offerto lo stesso tipo di supporto anche ad altre categorie di persone.
Citiamo per esempio tutti coloro che hanno più di 60 anni, che sono disabili o che hanno un minore all’interno del proprio nucleo familiare. A seconda della situazione poi, si potrà ottenere un assegno dall’importo più o meno elevato che varierà proprio perché vengono prese in esame le diverse opportunità previste per il richiedente.
Ovviamente questo tipo di bonus ha fatto nascere diverse polemiche poiché non tutti coloro che prima ricevevano il reddito di cittadinanza ne hanno avuto la concessione ed è per questo che moltissime persone hanno perso questo diritto in maniera del tutto improvvisa e inaspettata. Ricordiamo, inoltre, che il reddito di inclusione è stato confermato anche per il 2025.
Che cosa è cambiato nel tempo?
Come abbiamo detto diverse volte, il reddito di inclusione ha fatto discutere parecchio e ciò continuerà a succedere anche nei prossimi mesi in quanto sono davvero tanti i cambiamenti che andranno a toccare nel profondo questa riforma. Molte persone hanno perso tale diritto e, al tempo stesso, molte altre non si dicono contente del trattamento ricevuto.
In effetti si tratta di una specie di selezione che lo Stato mette in atto nei confronti di quei soggetti che si mostrano più bisognosi e che può essere concesso con più frequenza laddove siano presenti i parametri citati sopra oppure uno dei richiedenti del nucleo familiare risulti essere senza lavoro. Ovviamente però non tutti possono accedere a questa risorsa statale.
Secondo i nuovi propositi dello Stato si stanno cercando delle risorse che possano in qualche modo proteggere un numero maggiore di persone cosa che, purtroppo, non spesso accade e che potrebbe comportare una grande differenza tra i ceti sociali, anziché andare a minimizzare queste distinzioni. Ecco perché i parametri di concessione, in futuro, potrebbero risultare meno stringenti rispetto ad oggi.
Perché si parla di addio all’assegno di inclusione?
Purtroppo quando si ottiene l’assegno di inclusione questo non significherà che andremo a beneficiarne in eterno poiché si tratta di un bonus che ha delle limitazioni e che si avvale anche di una data di scadenza. Non tutti sanno, inoltre, che ottenerlo non vuol dire essere al sicuro da nuovi cambiamenti e proprio per questo si potrebbe perdere l’assegno di inclusione senza aver in alcun modo previsto questa opzione.
Coloro che potrebbero dire addio a questa sovvenzione sociale sono quelli che giungono al termine previsto della stessa ovvero 18 mesi consecutivi, anche se è possibile rinnovare per un altro anno tale diritto se i requisiti con i quali è stato concesso non sono cambiati. Si dovrà dire addio all’assegno di inclusione laddove non si presenti la richiesta ISEE, ma anche se si mettono in atto delle anomalie che non si rivelano essere compatibili con il bonus stesso.
